Telegraph Road

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. isyrider
     
    .

    User deleted


    Mi faccio un regalo... perché questa canzone è la mia preferita, concedetemi, e perdonatemi questa “botta di egoismo”...
    Come già accaduto per Tunnel of love, molte delle informazioni che ho trovato su questo pezzo arrivano dal sito spagnolo Shiver in the Dark, ed in parte anche dal sito knopfler.net.
    La “Telegraph road” esiste veramente, ed è la US-24, nota anche come Route 24, che va dall'aeroporto di Detroit fino a Pontiac, Michigan. Lungo il suo tracciato si possono vedere molti impianti ed uffici della Ford, e diversi laghi. Informazioni sull'intero percorso potete trovarle qui: Percorso, mentre in questa pagina Foto, potete vedere molte foto scattate lungo vari punti della strada.
    Mark, a proposito dell'idea alla base della canzone, dice:
    CITAZIONE
    In realtà, stavo guidando lungo la strada, e all'epoca stavo leggendo un libro intitolato “THE GROWTH OF THE SOIL (di Knut Hamsun, Norvegia) ed ho messo insieme le due cose. Stavo guidando lungo questa Via del Telegrafo, e andava avanti e avanti senza fine, nel modo che chiamano sviluppo lineare. Ed ho iniziato a pensare, mi sono chiesto come doveva essere la strada all'inizio, come doveva essere prima. E davvero è com'è venuta fuori, ho messo insieme il luogo dove mi trovavo e il libro, in realtà sedevo davanti sul tour bus, all'epoca.”

    Il libro a cui fa riferimento Mark, dovrebbe avere come titolo italiano “Il risveglio della terra”. Pubblicato nel 1917, valse al suo autore il Nobel per la letteratura nel 1920. Narra la storia di un uomo e del suo legame con la terra dove nasce e cresce. Hamsun in seguito manifestò simpatie per Hitler ed il partito nazista, e fu rinchiuso in un manicomio nel 1945. Il libro risulta fuori catalogo, almeno secondo BOL.

    Ed ora... incamminiamoci.

    TELEGRAPH ROAD

    Molto tempo fa arrivò un uomo su un sentiero
    camminando per trenta miglia, con uno zaino in spalla
    e mise a terra il suo bagaglio dove pensò che fosse meglio
    costruì una casa nel deserto

    Costruì una capanna ed una provvista per l'inverno
    e arò il terreno lungo la gelida riva del lago
    e gli altri viaggiatori giunsero cavalcando lungo il sentiero
    e non andarono oltre, e non tornarono indietro
    Poi arrivarono le chiese, poi arrivarono le scuole
    poi arrivarono gli avvocati, e poi arrivarono le regole
    poi arrivarono i treni e i camion con i loro carichi
    e il vecchio sentiero polveroso divenne la via del telegrafo


    La storia inizia con un uomo che arriva lungo un sentiero, un pioniere che si spinge in una landa desolata per fare fortuna. L'inizio della canzone, con quella chitarra che sale piano piano, ce lo fa vedere, mentre emerge dalla nebbia, come in un'inquadratura di un film. E il pianoforte, nello stesso tempo, a me ha sempre fatto venire in mente un rumore di pioggia, contro un vetro, dietro al quale qualcuno si accinge a raccontare la storia della via del telegrafo.
    Il lago a cui fa riferimento MK, pare sia il Lago Sylvan.
    Il ritmo della canzone cresce col crescere delle costruzioni lungo il sentiero...

    Poi arrivarono le miniere, poi vennero i minerali da estrarre
    poi ci furono i tempi duri, e poi ci fu una guerra
    Il telegrafo cantava una canzone sul mondo là fuori
    la via del telegrafo diventava così profonda e ampia
    come un fiume impetuoso...


    E con la civiltà arrivano anche l'economia, la crisi, e la guerra, e le invenzioni come il telegrafo, che davano notizie del mondo là fuori, e la strada cresceva....

    E la mia radio dice che stanotte gelerà
    la gente guida verso casa dalle fabbriche
    ci sono sei corsie di traffico, tre si muovono lentamente..


    Ed ecco che la canzone cambia rotta. Dal piano “sociale” si sposta a quello personale, alla vicenda di uno degli abitanti della zona. Di nuovo torna il pianoforte, e quella (mia personale) impressione di pioggia, forse sui vetri dell'auto che l'uomo sta guidando, ascoltando le notizie alla radio. I suoi pensieri prendono forma in questo primo assolo...

    Mi piaceva andare al lavoro, ma l'hanno chiuso
    ho il diritto di andare al lavoro ma non c'è lavoro da trovare, qui
    si, e dicono che dovremo pagare quanto dobbiamo
    Dovremo raccogliere i frutti dei semi che sono stati seminati
    E gli uccelli lassù sui fili ed i pali del telegrafo
    possono sempre volar via da questa pioggia e da questo freddo
    Puoi sentirli cantare il loro codice telegrafico
    per tutta la strada lungo la via del telegrafo


    Ed eccoli, i pensieri amarissimi di un uomo che sta perdendo la sua vita quotidian, che deve fronteggiare la disoccupazione e la crisi, e i discorsi dei politici. E guarda gli uccelli che possono sempre andarsene, mentre lui è inchiodato lì...


    Sai, potrei dimenticare presto, ma ricordo quelle notti
    quando la vita era solo una scommessa su una corsa fra le luci
    poggiavi la testa sulla mia spalla, mi passavi una mano fra i capelli
    ora ti comporti in modo un po' più freddo, come se non te ne importasse
    ma credi in me, tesoro, e ti porterò via
    fuori da questa oscurità e dentro la luce del giorno
    via da questi fiumi di fanali questi fiumi di pioggia
    via dalla rabbia che vive sulle strade con questi nomi
    perché ho bruciato ogni semaforo rosso sul viale dei ricordi
    ho visto la disperazione esplodere in fiamme
    e non voglio vederla di nuovo
    via da tutti questi cartelli che dicono “Spiacenti, siamo chiusi”
    per tutta la strada lungo la via del telegrafo


    E la canzone scende ancora di più negli intimi pensieri dell'uomo. La musica per un attimo si fa rarefatta, mentre riflette sui cambiamenti che anche la sua vita sentimentale sta subendo, la donna che ama che ogni giorno diventa sempre più fredda, mentre una volta era tutto diverso, era tutto più semplice. E poi ecco che TR esplode in una implorazione, quella frase, bellissima, con cui lui disperato chiede alla sua compagna di seguirlo, perché la porterà via da quel buio, da quella desolazione, verso la luce, verso un nuovo domani, via da quella disperazione che non vuole vedere mai più, perché la conosce fin troppo bene, fuggire via lungo quell'infinita via del telegrafo...
    E qui TR sale in quell'assolo finale, lunghissimo, che dice così tanto ai nostri cuori... che mi commuove ogni volta, e mi fa piangere ogni volta che lo sento dal vivo.
    Non c'è una virgola sbagliata, in questo pezzo... E' l'unica che so praticamente a memoria, e che ogni volta che l'ascolto, vorrei non finisse mai, mai, mai.


    Edited by isyrider - 23/8/2006, 11:15
     
    .
  2. LittleNemo
     
    .

    User deleted


    per me.. IL capolavoro di Mark..
     
    .
  3. isyrider
     
    .

    User deleted


    Aggiungo due particolari.
    A quanto pare, il verso "I've seen desperation explode into flames, and I don't want to see it again" sarebbe una citazione di Bob Dylan.
    C'è qualche Dylaniano che può confermare?

    Da qualche parte (scusate, ma a furia di leggere e conservare pagine web, ogni tanto mi perdo le fonti) ho letto che MK avrebbe dichiarato che, ascoltando TR, abbia pensato "Che ammasso informe di suoni!".

    Primo: vi risulta?
    Secondo: Mark, ma sei fuori??? wink.gif laugh.gif
     
    .
  4. claudiofrollo
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (LittleNemo @ 8/11/2005, 17:15)
    per me.. IL capolavoro di Mark..

    per me, il capolavoro compositivo di mark

    difficile scrivere 14 minuti di musica senza punti "inutili". Lui c'è riuscito alla grande

    E' una fusione perfetta tra testo e musica.
    Secondo me si sente molto il legame che mk ha con il cinema.

    La musica di TR è un film che scorre alle spalle delle parole, fondendosi con loro.

    Le segue,le anticipa,le asseconda.

    Sembra una metafora della vita: la nascita (quel suono di tastiera leggero e dilatato) su cui parte dolcemente il dobro.

    Poi arriva l'elettrica come a dire: "bene siamo qui,diamoci da fare"

    E inizia il periodo della speranza di potersi costruire una vita felice. E la musica lo sottolinea.

    Poi piano piano la musica diventa più "nervosa": il protagonista si scontra con i problemi della vita, il progresso, le guerre.
    E vede che i suoi sogni stanno svanendo. Tutto quel che aveva immaginato (he put down his load where he thought it was the best) non è stato. Arrivano gli hard times e le wars e la musica non è piu dolce. Senso di impotenza in quel piano che ad isy evoca la pioggia, moto di ribellione immediatamente dopo con la chitarra.


    E si arriva al verso finale, con l'amara constatazione che tutto è peggiore, ma con la ferma convinzione di uscire dal quel darkness.

    Rabbia, ribellione, sfida. Parte l'assolo finale che nel suo crescendo racchiude proprio questo sentimento: l'incazzatura di vivere in un mondo che non va, ma tanta voglia di combatterlo. E a gridare questo sentimento è la magica chitarra di Mark
     
    .
  5. Marisacche
     
    .

    User deleted


    Più che il capolavoro di MK, questo è il capolavoro del rock! Non esiste niente che si possa paragonare a quest'opera unica!

    Isy, come sempre GRAZIE per l'aneddoto del libro di quello scrittore norvegese. Dunque, MK un giorno stava percorrendo questa Telegraph Road (che se non sbaglio è una strada che porta a Detroit) e gli è venuto in mente tutto questo. Io mi chiedo: ma come cavolo ha fatto?
    Io ieri sono rimasto imbottigliato sulla Tiburtina ma non mi è venuto in mente proprio niente, a parte qualche parolaccia...
     
    .
  6. claudiofrollo
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Marisacche @ 9/11/2005, 01:43)
    Io ieri sono rimasto imbottigliato sulla Tiburtina ma non mi è venuto in mente proprio niente, a parte qualche parolaccia...

    e allora pija la casiliiiiiiiiinaaaaaaaaa biggrin.gif biggrin.gif
     
    .
  7. andrea80
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (isyrider @ 8/11/2005, 17:06)
    Mi faccio un regalo... perché questa canzone è la mia preferita, concedetemi, e perdonatemi questa “botta di egoismo”...
    Come già accaduto per Tunnel of love, molte delle informazioni che ho trovato su questo pezzo arrivano dal sito spagnolo Shiver in the Dark, ed in parte anche dal sito knopfler.net.
    La “Telegraph road” esiste veramente, ed è la US-24, nota anche come Route 24, che va dall'aeroporto di Detroit fino a Pontiac, Michigan. Lungo il suo tracciato si possono vedere molti impianti ed uffici della Ford, e diversi laghi. Informazioni sull'intero percorso potete trovarle qui: Percorso, mentre in questa pagina Foto, potete vedere molte foto scattate lungo vari punti della strada.
    Mark, a proposito dell'idea alla base della canzone, dice:
    CITAZIONE
    In realtà, stavo guidando lungo la strada, e all'epoca stavo leggendo un libro intitolato “THE GROWTH OF THE SOIL (di Knut Hamsun, Norvegia) ed ho messo insieme le due cose. Stavo guidando lungo questa Via del Telegrafo, e andava avanti e avanti senza fine, nel modo che chiamano sviluppo lineare. Ed ho iniziato a pensare, mi sono chiesto come doveva essere la strada all'inizio, come doveva essere prima. E davvero è com'è venuta fuori, ho messo insieme il luogo dove mi trovavo e il libro, in realtà sedevo davanti sul tour bus, all'epoca.”

    Il libro a cui fa riferimento Mark, dovrebbe avere come titolo italiano “Il risveglio della terra”. Pubblicato nel 1917, valse al suo autore il Nobel per la letteratura nel 1920. Narra la storia di un uomo e del suo legame con la terra dove nasce e cresce. Hamsun in seguito manifestò simpatie per Hitler ed il partito nazista, e fu rinchiuso in un manicomio nel 1945. Il libro risulta fuori catalogo, almeno secondo BOL.

    Ed ora... incamminiamoci.

    TELEGRAPH ROAD

    Molto tempo fa arrivò un uomo su un sentiero
    camminando per trenta miglia, con uno zaino in spalla
    e mise a terra il suo bagaglio dove pensò che fosse meglio
    costruì una casa nel deserto

    Costruì una capanna ed una provvista per l'inverno
    e arò il terreno lungo la gelida riva del lago
    e gli altri viaggiatori giunsero cavalcando lungo il sentiero
    e non andarono oltre, e non tornarono indietro
    Poi arrivarono le chiese, poi arrivarono le scuole
    poi arrivarono gli avvocati, e poi arrivarono le regole
    poi arrivarono i treni e i camion con i loro carichi
    e il vecchio sentiero polveroso divenne la via del telegrafo


    La storia inizia con un uomo che arriva lungo un sentiero, un pioniere che si spinge in una landa desolata per fare fortuna. L'inizio della canzone, con quella chitarra che sale piano piano, ce lo fa vedere, mentre emerge dalla nebbia, come in un'inquadratura di un film. E il pianoforte, nello stesso tempo, a me ha sempre fatto venire in mente un rumore di pioggia, contro un vetro, dietro al quale qualcuno si accinge a raccontare la storia della via del telegrafo.
    Il lago a cui fa riferimento MK, pare sia il Lago Sylvan.
    Il ritmo della canzone cresce col crescere delle costruzioni lungo il sentiero...

    Poi arrivarono le miniere, poi vennero i minerali da estrarre
    poi ci furono i tempi duri, e poi ci fu una guerra
    Il telegrafo cantava una canzone sul mondo là fuori
    la via del telegrafo diventava così profonda e ampia
    come un fiume impetuoso...


    E con la civiltà arrivano anche l'economia, la crisi, e la guerra, e le invenzioni come il telegrafo, che davano notizie del mondo là fuori, e la strada cresceva....

    E la mia radio dice che stanotte gelerà
    la gente guida verso casa dalle fabbriche
    ci sono sei corsie di traffico, tre si muovono lentamente..


    Ed ecco che la canzone cambia rotta. Dal piano “sociale” si sposta a quello personale, alla vicenda di uno degli abitanti della zona. Di nuovo torna il pianoforte, e quella (mia personale) impressione di pioggia, forse sui vetri dell'auto che l'uomo sta guidando, ascoltando le notizie alla radio. I suoi pensieri prendono forma in questo primo assolo...

    Mi piaceva andare al lavoro, ma l'hanno chiuso
    ho il diritto di andare al lavoro ma non c'è lavoro da trovare, qui
    si, e dicono che dovremo pagare quanto dobbiamo
    Dovremo raccogliere i frutti dei semi che sono stati seminati
    E gli uccelli lassù sui fili ed i pali del telegrafo
    possono sempre volar via da questa pioggia e da questo freddo
    Puoi sentirli cantare il loro codice telegrafico
    per tutta la strada lungo la via del telegrafo


    Ed eccoli, i pensieri amarissimi di un uomo che sta perdendo la sua vita quotidian, che deve fronteggiare la disoccupazione e la crisi, e i discorsi dei politici. E guarda gli uccelli che possono sempre andarsene, mentre lui è inchiodato lì...


    Sai, potrei dimenticare presto, ma ricordo quelle notti
    quando la vita era solo una scommessa su una corsa fra le luci
    poggiavi la testa sulla mia spalla, mi passavi una mano fra i capelli
    ora ti comporti in modo un po' più freddo, come se non te ne importasse
    ma credi in me, tesoro, e ti porterò via
    fuori da questa oscurità e dentro la luce del giorno
    via dalla rabbia che vive sulle strade con questi nomi
    perché ho bruciato ogni semaforo rosso sul viale dei ricordi
    ho visto la disperazione esplodere in fiamme
    e non voglio vederla di nuovo
    via da tutti questi cartelli che dicono “Spiacenti, siamo chiusi”
    per tutta la strada lungo la via del telegrafo


    E la canzone scende ancora di più negli intimi pensieri dell'uomo. La musica per un attimo si fa rarefatta, mentre riflette sui cambiamenti che anche la sua vita sentimentale sta subendo, la donna che ama che ogni giorno diventa sempre più fredda, mentre una volta era tutto diverso, era tutto più semplice. E poi ecco che TR esplode in una implorazione, quella frase, bellissima, con cui lui disperato chiede alla sua compagna di seguirlo, perché la porterà via da quel buio, da quella desolazione, verso la luce, verso un nuovo domani, via da quella disperazione che non vuole vedere mai più, perché la conosce fin troppo bene, fuggire via lungo quell'infinita via del telegrafo...
    E qui TR sale in quell'assolo finale, lunghissimo, che dice così tanto ai nostri cuori... che mi commuove ogni volta, e mi fa piangere ogni volta che lo sento dal vivo.
    Non c'è una virgola sbagliata, in questo pezzo... E' l'unica che so praticamente a memoria, e che ogni volta che l'ascolto, vorrei non finisse mai, mai, mai.

    isy telegraph road e' anche la mia preferita...per cui mi hai fatto un regalo involontario ma molto molto gradito...credo sia una canzone unica nel suo genere che solo mark poteva cocnepire.
    14 minuti che volano via non facendo mai annoiare l'ascoltatore anzi coinvolgendolo sempre piu' col passare dei minuti......un capolavoro troppo spesso sottovalutato quando si tratta di ricordare i pezzi immortali della storia musicale
     
    .
  8. egiuda
     
    .

    User deleted


    250 anni di storia in 14 minuti! Sembra di ascoltare una storia raccontata dai nonni, la nascita, lo sviluppo, la civiltà, la guerra, la crisi, la disperazione, la speranza, la delusione, l'abbandono, la fuga. Questa non è una canzone ma un libro di storia. Complimenti, Isy, per il corredo di notizie e curiosità.
     
    .
  9. lovestruck
     
    .

    User deleted


    Questa non è una canzone, è un'opera d'arte in senso stretto....non trovo le parole per commentarla perchè è di una bellezza che riesco a definire solo con una parola, sublime

    Da qualche parte ho letto che i dirigenti radiofonici chiesero a Mark di tagliarla per poterla trasmettere con più facilità nei loro programmi....Mark, ovviamente, rifiutò....e meno male wub.gif w00t.gif
     
    .
  10. faraway86
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (lovestruck @ 11/11/2005, 19:29)
    Questa non è una canzone, è un'opera d'arte in senso stretto....non trovo le parole per commentarla perchè è di una bellezza che riesco a definire solo con una parola, sublime

    ...una di quelle canzoni ke anche se l'ascolti 10 volte al giorno, ad ogni singolo ascolto ti fa scendere una lacrima, ti fa venire i brividi, ti fa xdere la cognizione del tempo e dello spazio......................................... wub.gif wub.gif wub.gif wub.gif
     
    .
  11. Lelio1
     
    .

    User deleted


    Scrivo dopo 12 anni in questo forum... le emozioni non sono cambiate, sempre le stesse, riempiono notti che vorrei non finissero mai, accompagnate da queste note e queste parole...
     
    .
10 replies since 8/11/2005, 17:06   1062 views
  Share  
.